Il Premio Pino Pascali 2010, XIII edizione, è stato assegnato agli artisti inglesi Jake & Dinos Chapman il 2 luglio 2010 presso la Fondazione Museo Pino Pascali di Polignano a Mare.
La Commissione del Premio Pino Pascali composta dalla Direttrice della Fondazione Pascali Rosalba Branà, da Pietro Marino, critico d’arte e Carlo Berardi, curatore della mostra a Polignano, ha così motivato la scelta:
“I fratelli Chapman hanno saputo infondere al linguaggio dell’arte contemporanea una nuova vitalità estetica sospesa fra tragica bellezza e cruda verità; trasferendo sul piano simbolico l’irrazionalità della vita e della morte, hanno messo a nudo la falsa coscienza del tempo e i turbamenti dell’animo umano.”
Per la prima volta in mostra con una personale in uno spazio istituzionale pubblico in Italia (dal titolo ‘A little more nasty talk may yet be in order’, ossia ‘Un altro discorsetto più balordo potrebbe essere in cottura’), i fratelli Chapman, Jake (1966) e Dinos (1962), appartengono alla “Young British Art”, la generazione di artisti inglesi lanciata a livello planetario con la celebre mostra SENSATION del 1997 alla Royal Academy of Arts di Londra. Dopo quell’evento il loro successo è stato inarrestabile. Si sono susseguite mostre nei principali musei del mondo, dalla Tate Britain di Londra al PS1 di New York e partecipazioni alle Biennali di Venezia, Sidney ecc. In Italia, la loro installazione Fucking Hell (2008) è stata esposta al Palazzo Grassi di Venezia nella collezione di Francois Pinault.
Jake e Dinos Chapman smascherano l’ipocrisia contemporanea della storia, della guerra, delle religioni, del corpo e dell’Eros. Tutto finisce nel tritacarne apocalittico dei due artisti inglesi.
Maniacale la ricostruzione di ogni dettaglio, agghiaccianti le scene ricostruite in modellini delle orge delle SS e i riferimenti espliciti alle guerre di sterminio etniche. Al centro della poetica simbolica dei Chapman vi è il massacro dell’essere umano portato contro la sua stessa umanità e quella degli altri. La loro ironia è scioccante, devastante per chi osserva le installazioni di scheletri, teschi, corpi mutilati e violentati di uomini, donne e bambini. Le opere dei Chapman entrano nello spettatore con la forza di un’arma che lascia ferite profonde nella coscienza collettiva. Si può affermare che nessuno meglio di loro conosca i lati più oscuri dell’animo umano e le tenebre che hanno travolto l’Europa. I fratelli Chapman altro non fanno che trasferire sul piano simbolico dell’arte ciò che accade quotidianamente in varie parti del mondo, con una macabra ironia che serve ad alleggerire il peso della tragicità e portarla verso il grottesco, poiché anche la tragedia può avere risvolti comici e un’irresistibile ironia. Molti i riferimenti e le citazioni, dalla Storia dell’Arte, dalle Danze Macabre del Medio Evo all’opulenza esasperata del Barocco. Punto di riferimento è Goya con le sue incisioni sui Disastri della guerra (1810-1820) che gli artisti inglesi rielaborano in modo del tutto personale, esposte in mostra le 80 stampe ‘ritoccate’ dagli artisti inglesi.
L’opera dei fratelli Chapman per il museo è My uncle went to see hell and all I got was this lousy souvenir, una piccola scultura che raffigura scene grottesche ispirate all’olocausto, tratta dalla più famosa e grande installazione Fucking Hell.
Il Premio è stato consegnato da Nichi Vendola, Presidente della Regione Puglia, con l’intervento di Silvia Godelli, Assessore alla Cultura e Turismo della Regione Puglia, Angelo Bovino, Sindaco di Polignano e Beatrice De Donato, Assessore alla Cultura del Comune di Polignano.