Inaugura il 6 settembre 2018 alle 18.30 a Monopoli la mostra “Guardare il mare” a cura di Antonio Frugis e Roberto Lacarbonara. Fino al 4 novembre 2018
Rosso, verde, blu e violetto, arancione e indaco. E poi giallo. Tanto giallo. Sono i colori dell’arcobaleno. Sono i colori diPhEST – See Beyond the Sea, il festival internazionale di fotografia e arte che per il terzo anno consecutivo ha elettoMonopoli come sua regina per ospitare un melting pot unico di arte.
Per due mesi intensissimi la cittadina sul mare pugliese scelta dagli organizzatori si trasformerà in una galleria d’arte a cielo aperto contaminata dalla fotografia e dai messaggi che ciascun lavoro selezionato vuole trasmettere. Dal 6 settembre al 4 novembre cittadini e turisti, insegnanti e alunni che ricominciano la scuola, appassionati di fotografia, professionisti del mestiere e tutti quelli che vorranno dedicare qualche ora del loro tempo a questo evento speciale potranno ammirare leventuno mostre che, contemporaneamente, abiteranno spazi e luoghi al chiuso e all’aperto nel cuore di Monopoli. Il Festival è inserito ufficialmente nel calendario dell’anno europeo del patrimonio culturale voluto dal MiBact e dall’Unione Europea, ha il patrocinio di Regione Puglia – assessorato Industria Turistica e Culturale, Comune di Monopoli -Monopoli Tourism, Puglia Promozione, Ministero della cultura albanese e Apulia Film Commission.
Dopo il successo delle prime due edizioni con oltre 28mila visitatori, circa 7mila like sulla pagina Facebook ufficiale, PhEST si arricchisce quest’anno di nuove location e prestigiose collaborazioni. Oltre al Porto Vecchio, alla Muraglia di Porta Vecchia, alle Mura del Castello e il Centro Storico, le esposizioni saranno di casa a Palazzo Palmieri, Castello Carlo V,Chiesa Santi Pietro e Paolo e Palazzo Martinelli.
Partiamo dal progetto speciale sul territorio dedicato ai porti che sarà esposto sulle mura del Castello. Tredici le fotografie che compongono “On Board” commissionato da PhEST al fotografo fiorentino Edoardo Delille. Gli scatti sono stati realizzati durante la residenza artistica del fotografo a Palazzo Fizzarotti nei porti di Bari e Brindisi con l’obiettivo di restituire con queste foto l’idea di quello che i porti sono stati, sono e saranno sempre: luoghi di transito, luoghi in cui tutto si mescola, luoghi in cui meravigliosamente tutto può accadere. Da qui si accede all’interno del Castello, dove saranno allestite le mostre di Pino Pascali “Guardare il mare”, a cura di Antonio Frugis e Roberto Lacarbonara, in collaborazione con Fondazione Pino Pascali di Polignano a Mare, che attraverso una selezione di scatti realizzati da Pino Pascali nel 1965documentano lo studio che l’artista compie tra Napoli, Ischia e Capri, utilizzando per la prima volta il mezzo fotografico al fine di indagare il paesaggio portuale e urbano; la mostra anticipa la grande e inedita retrospettiva fotografica dedicata all’artista che la Fondazione ospiterà nei propri spazi tra ottobre e novembre 2018. Sempre all’interno del Castello sarà allestita la mostra di Kolë Idromeno “Le due strade di Idromeno” a cura di Adrian Paci arrivate dall’archivio del Museo Marubi a Scutari (Albania) che creano un dialogo con uno dei suoi dipinti più conosciuti Dy Rrugët (Le due strade), con il quale dialogano.
Si passa quindi alla Muraglia di Porta Vecchia per la mostra in esterno della leccese Alessia Rollo “Fata Morgana”: un racconto tra realtà e immaginazione che cerca di creare delle visioni alternative alla tematica migratoria e di superare gli stereotipi visivi trasmessi dalle immagini di cronaca, evocando in maniera originale il mito illusorio di un’Europa diventata miraggio e i conseguenti fenomeni di sfruttamento e lavoro nero. Tra il Porto Vecchio e il centro storico sono invece già apparse, nei giorni scorsi, incollate con acqua e farina, sulle mura dei palazzi del centro storico, delle gigantografie di uomini, donne, bambini, intere famiglie. Si tratta degli scatti raccolti in questi mesi dall’associazione PhEST, impegnata nel recupero delle fotografie amatoriali e familiari nella città di Monopoli e della Puglia, per essere condivise come patrimonio collettivo per ALBUM – Archivio di Famiglia, di cui la mostra #WEWEREINPUGLIA rappresenta il primo esito della raccolta. Un’operazione di street art a cura di Leo & Pipo, duo di artisti francesi che, lavorando ovunque nel mondo, creano una osmosi tra passato e presente, riportando alla memoria ricordi di chi eravamo per capire meglio chi siamo e chi dobbiamo essere. ALBUM – Archivio di Famiglia, secondo progetto speciale di PhEST per il 2018, è anche una selezione dall’Archivio Brigida, storico studio artistico fotografico attivo dal 1894 al 1973 a Monopoli. La mostra, aperta al pubblico gratuitamente, espone riproduzioni di fotografie d’epoca provenienti dall’Archivio Brigida visibili a Palazzo Martinelli. Per il periodo del Festival la sede della mostra si propone anche come sportello permanente, attrezzato con uno scanner, per continuare la raccolta e la digitalizzazione immediata dei materiali fotografici d’epoca raccolti sul posto.
Ci si sposta quindi nella chiesa dei Santi Pietro e Paolo per Gregor Sailer con il suo “The Potemkin Village” che, rievocando la leggenda del generale russo, mostra intere strade mascherate con la riproduzione grafica di reali architetture. Lo spettatore ha così accesso a un mondo di falsi e scenografie che chiamano in causa le assurde aberrazioni della nostra società contemporanea. Qui si trova “Costruire”, installazione ambientale in divenire a tecnica mista di Marco Neri. Un corpo scultoreo che, nella propria evoluzione, allude alla progressiva urbanizzazione del paesaggio reale. È il primo dei quattro interventi artistici site specific in mostra a PhEST e organizzati in collaborazione con CRAC PUGLIA | Centro Ricerca Arte Contemporanea di Taranto, con la curatela di Roberto Lacarbonara.
E ancora “Gradi di vergogna, 2018” di Dario Agrimi: le recenti vicende migratorie nel Mediterraneo sono ricordate dalle otto vasche metalliche piene di olio nero che rimandano alla fredda serialità del conteggio dei corpi ritrovati in mare e dei feretri disposti di fronte allo sguardo impassibile dell’osservatore.